La Gazzetta sul Bancone: come Daniele Massaro “sfidò” Arrigo Sacchi e trionfò

Quando Arrigo Sacchi, nell’estate del 1987, prese sottobraccio Daniele Massaro durante una passeggiata nei pressi del pergolato di Milanello, pronunciò la seguente frase: “Difficilmente troverai posto in questa squadra.” Il giocatore monzese, classe 1961, rispose: “Ok, va bene“, accettando la sfida del suo Mister.

Nell’anno del primo e unico scudetto vinto da Sacchi nella sua carriera da allenatore dei Diavoli, Massaro giocò 26 partite, ma ancora una volta Arrigo lo mise in guardia: “Prima di te ci sono Van Basten, Gullit, Virdis, Mannari e Cappellini“. Daniele capì fin da subito che gli spazi erano ristretti e che forse non ci sarebbe stato veramente posto in squadra, tra le glorie rossonere, per uno come lui. Tuttavia, scelse di non lasciare Milano e quel team che, infondo, avrebbe potuto insegnargli tanto.

Crediti foto: Tutto Milan

L’allora Presidente Silvio Berlusconi gli consigliò un anno di prestito, alla Roma, con la promessa di ritornare a vestire i colori sociali che tanto lui amava. Massaro se ne andò, ma torno con un anno di gioco costante sulle proprie spalle e per Arrigo divenne un attaccante su cui scommettere.

Germano Bovolenta commentò così il suo rientro a San Siro:

E Massaro torna. Sacchi non può dire di no. E allora lo inserisce e lo cambia, lo trasforma in attaccante, un attaccante completo. Daniele, tatticamente intelligente, esplode. Spalla ideale per tutte le punte. Poi cannoniere. Sacchi cambia idea e lui, in tempi non sospetti, prima di essere chiamato in Azzurro lo ringrazia: Sicuramente è stato Arrigo a forgiarmi, è stato lui a ricostruirmi.”

Dopo Van Basten, Daniele Massaro divenne il giocatore dell’era Berlusconi a segnare di più e i tifosi gli devono gran parte della conquista dello scudetto del 1988 e parzialmente della Champions League. Con il Milan, Massaro si trasformò in uno dei giocatori più significativi e fondamentali, nonostante da giovanissimo avesse rifiutato la squadra che successivamente lo consacrò come una buona promessa del calcio italiano.

Il Milan durante la stagione 1987-1988 | Crediti foto: Wikipedia

Dall’oratorio Regina Pacis di Monza va in prova a Linate, dove c’è un distaccamento rossonero. Lo prendono, anche se è gracilino. Lo prendono, ma non fanno i conti con il vispo ragazzino. No – dice – Non vengo. Il motivo? Semplicemente non se la sente di salire su 5 autobus tutti i giorni. Milano gli fa paura.”

Mosse i suoi primi passi in una piccola squadra locale, la Juvenilia, passando poi per il Monza, la Fiorentina ed infine il Milan, grazie al suo nuovo amministratore delegato Adriano Galliani. Lo stesso Berlusconi dimostrò di avere un debole per lui, affermando di volergli dare un’incarico dirigenziale in futuro. Lo stesso Daniele ricambiava la stima per quell’uomo che gli aveva permesso di tornare a casa:

Il feeling [tra di noi] c’è: è un uomo leale. Guardate quello che ha fatto per il calcio, io sono sicuro che farà ripartire anche l’Italia.”

Se nel 1994 il Berlusca entrò effettivamente in politica, tentando di risollevare l’Italia, Massaro vinse di tutto e di più, tornò a vestire la maglia della Nazionale, divenne uno slogan e un inno: il famoso ed iconico Vai Massaro. I sacrifici a lungo andare pagano e Daniele è stato sicuramente e dignitosamente ricompensato dal suo Milan.

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